Mercoledì 27 gennaio, Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto, è stata l'occasione per ricordare la figura di Primo Levi, scrittore e chimico torinese, uomo dalla grande intelligenza e profonda umanità, sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz, che scelse di raccontare le atrocità accadute perchè la gente potesse capire per non dimenticare, per non rassegnarsi ed arrendersi, per evitare che si ripetano.
Ne Il Sistema periodico Primo Levi definisce il suo scrivere: "Un’opera di chimico che pesa e divide, misura e giudica su prove certe, e s'industria di rispondere ai perché". Nello stesso libro, in una cornice autobiografica, Levi racconta episodi della sua vita legati alla sua professione di chimico. Al rientro dai campi di concentramento, nel 1946 per poco più di un anno, lavorò come chimico ad Avigliana, nella fabbrica di vernici Duco, presso l'ex dinamitificio Nobel. Un riferimento a questo luogo è presente nel capitolo "Cromo", dove racconta della "grande fabbrica in riva al lago..." Quel che resta del dinamitificio Nobel è oggi inserito nel territorio del Parco naturale dei Laghi di Avigliana.
Foto Graziella Bazzan
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